Lettera alle Maestre

Care e cari maestre, maestri, bibliotecarie, bibliotecari, per l’edizione n. 20 del Festival Tuttestorie e dell’Ufficio Poetico, vorremmo proporvi un gioco-inventario: torniamo all’inizio, alla I edizione del Festival, quella dedicata alle Domande.

Perché? Perché le Domande, ci ricorda Bruno Tognolini, sono la “prima voce nell’inventario Tuttestorie”, sono ciò che nutre il raccolto dell’Ufficio Poetico.

Ci siamo fatti molte domande sulle domande inventariate fin qui: risuonano un po’ nella testa e un po’ qua e là, dentro e intorno a noi.

E ci piace molto l’idea di provare a costruire un ponte tra le domande della prima edizione del Festival e quelle che vorremmo incontrare quest’anno, nell’edizione inventario di quelle già passate e trampolino delle prossime.

Nella lettera alle Maestre che Bruno Tognolini scrisse nel 2006 c’è un invito a partire dai bambini, ad ascoltare “le loro domande, quelle che avevano sulla lingua e non avevano occasione di fare, o che avevano fatto ma a cui non avevano ricevuto risposte; domande buffe e serie, alate o pignole, pubbliche e scritte con l’aiuto della maestra o segrete e tenute in tasca che non le legga lei…”.

Le domande di vent’anni fa sono come quelle di oggi? Cos’è cambiato? Cos’è rimasto? Cosa c’è di nuovo, di inedito?

Per esplorare insieme questo tema, diamo ancora una volta la parola alle bambine e ai bambini, consapevoli dell’importanza di ascoltare attentamente la voce dell’infanzia per amplificare il ritmo del mondo, il battito della vita.  Le loro domande tracceranno la rotta del nostro inventario. Perché le domande dei bambini sono quelle che non ci facciamo più ma che continuano a interpellarci.

Quest’anno, pertanto, il nostro sarà un raccolto/racconto di domande e la semina che vi proponiamo sarà orientata verso l’esplorazione di campi da coltivare con i semi delle domande delle bambine e dei bambini. Scegliete i semi più adatti alle vostre conversazioni con le bambine e con i bambini.

Aspettiamo con curiosità i germogli poetici con cui costruire l’Ufficio Poetico aperto per Inventario.

Buon lavoro e grazie per la vostra preziosa collaborazione!

Emanuele Scotto, Matilde Marras

P.S.: quest’anno la semina è ancora più ricca, grazie alla Lettera che Bruno Tognolini ha scritto per voi.

Vi chiediamo di raccogliere frasi brevi, intuizioni spiazzanti, sguardi impertinenti.

Come sempre, i pensieri raccolti dall’Ufficio Poetico saranno stampati, stesi al sole ed esposti al vento durante il Festival.

Diventeranno i pensieri di tutte le persone che verranno a trovarci: parole per sorridere, pensare, immaginare, stupirsi, continuare a raccontare.    

Vi chiediamo, attraverso la modalità che sceglierete, di:

Lettera di Bruno Tognolini alle Maestre e ai Maestri

Care Maestre.
Sono ormai dieci anni che non vi scrivo la vecchia brava Lettera dell’Ufficio Poetico.
Ma siccome quest’anno il tema del Festival è l’INVENTARIO; e in questo tema si parlerà, oltre che degli Inventari del mondo, anche dell’Inventario dei vent’anni del Festival Tuttestorie; e siccome negli inventari per mettere in ordine il mondo (o almeno provarci) bisogna sempre partire dall’inizio, allora torniamo all’inizio: al tema del primo anno, il 2006, le DOMANDE; e alla Lettera alle Maestre di Tognolini. Che è una lettera di ricordi e riflessioni.
Maestre e bambini, maestre e bambini… Oltre che all’Exma di Cagliari ogni ottobre per vent’anni, in tutti gli altri mesi per trent’anni ho fatto incontri in più di mille paesi e città. Con maestre e bambini, maestre e bambini. E domande. E come erano le domande dei bambini?
Erano molte? No, per colpa mia. Avevo tante cose da dire, in rima e in prosa, che perdevo di vista l’orologio, e spesso per le domande restavano gli ultimi dieci minuti. E a volte neanche quelli. Quindi ditelo agli scrittori, se si dilungano: “Scrittore, lascia il tempo per le domande!”
Erano belle? Non sempre. O meglio, non per me, forse per loro. Erano spesso ripetitive, stereotipate, pappagalle. “Dove prendi l’ispirazione? Quanto ci metti a scrivere un libro? Quanti libri hai scritto?” Io però lo sapevo: che possono suonare pappagalle, ma che le cose che viene da chiedere a uno scrittore in fondo sono anche quelle. E sapevo, e tenevo ben conto, che se per me era la millesima volta che davo quella risposta, per quei bambini era la prima volta che facevano quelle domande. E col tempo, guardando le facce e ascoltando le voci, lo capivo se per loro erano belle. E rispondevo con le risposte belle che si meritavano. Ditelo agli scrittori, se protestano o si annoiano alle domande pappagalle.
Erano vere? Qualche volta sì. Dopo un po’ che parlavamo insieme bene. A volte, anzi spesso, anzi forse ogni volta, dopo una raffica di domande pappagalle – vere anche quelle, come abbiamo detto – veniva fuori almeno una che era più vera. Vera e vispa per loro, che non l’avevano preparata: era guizzata fuori dalle cose che gli avevo detto, che li avevano fatti pensare. E vera per me, che non l’avevo mai sentita, e mi faceva pensare, e a volta stavo zitto lì pensando, e veniva da ridere a me e a loro. Purtroppo non me le ricordo queste domande vere, se non due o tre. Ma scriverle qui sarebbe lungo, le tengo per me. Qui basterà dire questo: quando la situazione è bella e vera, le domande belle e vere sprizzano fuori. E chi la fa la situazione bella e vera? I bambini, e gli scrittori. Diteglielo.

Ecco, questa è la mia lettera. Non so se vi serva. Ma è quello che avevo da dirvi ora da qui, da questa età un po’ smarrita e un po’ contenta. Che son stati un cammino bellissimo, questi trent’anni. Che lo rifarei da capo. E che ancora lo sto facendo, magari meno, più piano, ultimo dei Mohicani della mia età. Perché malgrado gli errori che ho fatto, tanta bellezza vera e vispa ho visto splendere nei cuori intelligenti dei bambini. E nelle loro domande, pietrine preziose d’inciampo sulla mia via.
Diteglielo, da parte mia.

Bruno Tognolini

Semi e proposte

Qui troverete la nostra prima Bustina di Semi: parole, domande, pensieri, curiosità per costruire insieme uno spazio di ascolto e di scoperta.

A noi il compito di preparare un terreno fertile per la raccolta delle voci e dei pensieri delle bambine e dei bambini.

I semi, lanciati con generosità, germoglieranno qua e là, vicino e lontano.